martedì 21 febbraio 2017

LA MODELLA






Ashanti, una piccola donna che ha vissuto nelle pieghe delle sue ombre, in sottomondi che nessuno oserebbe raccontare, in angoli bui e freddi.

Ancora minorenne, esile ma rotonda e formosa, ha regalato il suo tenero corpo per qualche inspiegabile e contorto mistero a uomini dall'aspetto ormai maturo, a volte poco raccomandabili, a volte scellerati e perversi, altre volte privi di scrupoli e crudeli.


Ashanti è una giovane donna che non ha ancora l'età per essere indipendente, è ingenua e non sa ben difendersi dalle grinfie di questi ladroni. Lei si lascia intrappolare, si lascia possedere in ciò che appare inizialmente come un gioco, in un turpe e ambiguo sottile piacere.


E' in attesa del suo turno, in una piccola stanza, mentre una ad una, le ragazze prima di lei abbandonano la sala del maestro con volto scuro e stravolto. Si allontanano sbattendo la porta. Ashanti non sa, lei è l'ultima, scoprirà poi cosa succede in quella stanza, a sue amabili spese.


Il grande maestro è un artista giapponese di grosso calibro, una stella non da tutti apprezzata per i temi scottanti e dissacranti che esprime attraverso la sua, per molti discutibile, arte. Ashanti è capitata lì perché ha saputo che cercavano semplici modelle di cui il maestro si sarebbe servito per dare corpo alle sue ispirazioni.



Ora tocca a lei, Ashanti indugia con la sua aria ingenua. Entra, rimane immobile al centro della stanza mentre il maestro la osserva girandole intorno, non una parola, ma solo sguardi seri e accigliati, come assorto in una concentrazione rigorosa, una seria follia.



Ashanti non osa parlare, ma un fremito, una paura la fa sussultare. Quella stanza grande e bianca, quasi totalmente vuota e quello strano maestro dall'aria grave la disorientano e la sottomettono.



Il maestro decide che è ora di iniziare e con una corda bianca lega i polsi di Ashanti dietro la schiena. Stringe con forza, la ragazza non deve sciogliere il nodo, non fin quando avrà finito.



Ashanti ha paura, ha le mani bloccate, non può muoversi e le sue gambe sono impietrite. il maestro le gira intorno ancora e ancora, le tocca i seni, mentre Ashanti rimane in silenzio, stordita e contratta. Il maestro le solleva la maglietta e il reggiseno, scoprendo i suoi prosperosi seni. Per una minorenne sono un generoso omaggio di Madre Natura che ha concesso cotanta bellezza ad una piccola e giovane donna.



Ashanti si lascia toccare, incapace di muoversi, incapace di parlare, quasi incapace di respirare. Il maestro è ancora lì, con le sue grosse mani, sui suoi capezzoli. con movimenti rapidi e forti sembra voler plasmare come uno scultore quella carne bollente.



Ashanti contrae le labbra in una smorfia di stupore mista a terrore. Il maestro la vede e poggia le sue mani sul suo volto, accarezzandolo e passando le dita sulle sue labbra fino a penetrare nella sua bocca. Ashanti è immobile. Il maestro continua a muovere le sue mani, scende di nuovo sui seni e infine scivola sul suo ventre, sbottonandole i jeans e la cerniera. Non è ancora il momento di abbassarli, ma infila una mano sulle sue mutandine scorrendo sul suo sedere. Il maestro si avvicina ad Ashanti, premendo con il suo membro su di lei. le sue mani ora scivolano sotto le mutandine che il maestro abbassa lentamente fino a terra. Ashanti è inerme, in completa balia di un folle che ha legato i suoi polsi e denudato il suo corpo. Ha quasi un sussulto.



Il maestro accarezza quella statua vivente nei punti per lei più sensibili e vulnerabili fino ad approdare nella parte più interna e nascosta. Tra le delicate fessure di quel fiore il maestro infila il suo dito più lungo e con gesto deciso si fa padrone di quel tenero germoglio, spaziando con vigore ogni angolo interno. Ashanti si contrae in una smorfia di piacere. Le sue gambe sembrano dilatarsi lentamente, mentre il maestro affonda, incurante. Sente i suoi fremiti nascere dal movimento della sua torbida mano. scivola sul clitoride bagnando la sua parte più esterna e giocando con il suo sempre più intenso respiro. Ashanti è stravolta, il cuore batte veloce e proprio quando sembra sul punto di esplodere, il maestro estrae il dito e lo porta sui suoi capezzoli, bagnandoli e toccandoli con vivace possenza. E di nuovo penetrando nel suo punto più nascosto, lubrificandola con vigore per poi tornare su, fino alle labbra che si sono da poco dischiuse in un gemito quasi silente e poi di nuovo giù, finchè Ashanti non raggiunge il suo punto più alto del piacere, divaricando le sue esili gambe e sporgendo i suoi floridi seni.



Ora il maestro sembra soddisfatto, ha lasciato distendere Ashanti sul freddo pavimento di marmo bianco e si precipita a prendere la sua macchina fotografica per scattare alcune foto.



Ashanti ha gli occhi chiusi, le labbra semi aperte e le gambe spalancate. Il maestro le si avvicina, le fa dei primi piani e poi immortala quella perversa posizione dalle più strane angolature, ma come se non bastasse prende un'ulteriore corda e comincia ad avvolgerla intorno al suo roseo corpo, passandola in mezzo alle sue grandi labbra, ancora bagnate, sfregando con lucida follia nell'intento di prolungare quella eccitazione che dal suo volto sta scivolando via.


Ashanti è stravolta. Ma il maestro non ha ancora finito e dopo aver sciolto la corda si spoglia completamente. Lei rimane immobile, così come piace al maestro, che si avventa su di lei penetrandola con tutta la sua scellerata pazzia. Spingendo e spingendo, fino a venire, fino a ricoprirla con la sua viscida roba bianca, sul pube, sul ventre, sui seni. Poi le afferra i capelli con gesto deciso, occhi negli occhi. Lo sguardo infiammato del maestro sembra penetrarle l'anima. Il respiro di lui è ancora intenso. L'annusa. Preda e predatore. Ed esausto .... l'abbandona.

Di certo non era così che Ashanti aveva immaginato questo incontro. Arte, erotismo, piacere, tutto si mescola e si confonde.

Ora poco importa.
Tutto è compiuto.






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