mercoledì 28 ottobre 2020

Violentata nel convento

 


È notte fonda quando suor Clarissa, madre badessa, sente bussare al portone del convento. Due colpi decisi, in rapida successione. 
"Chi sarà a quest'oraaaa!!!! .. con questo tempaccio poi!!", borbotta seccata, mentre ripone frettolosamente il rosario nella tasca destra del golfino! Fuori impervia la tempesta. Lo scrosciare della pioggia e’ talmente forte che copre ogni altro rumore.


.. a fare tutta questa strada ….”.

Il convento si trova in cima ad una montagna e la via per arrivarvi è piuttosto impervia. D'inverno, quando il vento fischia forte, e non si vede ad un palmo dal proprio naso, assume un aspetto sinistro. È chiamato "il convento delle suore benedettine" perche' venne eretto da San Benedetto Ottavio durante gli anni bui della peste, nel 1400.


Ancora due colpi, decisi!
"Arrivooooo, arrivoooo". Suor Clarissa guarda dallo spioncino, mentre un tuono potente illumina a giorno, per un attimo, il grande piazzale antistante il convento. Un’esile figura, incappucciata, dal volto basso, attende inerme che qualcuno le apra.

"Ragazzina, e tu? Chi sei? Chi ti manda qui a quest'ora della notte?!".

"Mio padre....".

D'improvviso la ragazza cade a terra, priva di sensi.
La madre badessa chiama le altre sorelle e tutte insieme la conducono in una piccola stanza. La adagiano lentamente su una branda, poi prosegue severa: "Ora andate, andate. Vegliero' io questa notte sulla nuova arrivata!".


Le benedettine si allontanano in punta di piedi, lanciandosi sguardi cupi e maliziosi.

Suor Clarissa guarda la ragazza, si siede accanto a lei. E’ completamente zuppa, intirizzita dal freddo. Un lungo mantello la copre dalla testa ai piedi. Bisognera’ asciugarla, pensa suor Clarissa, accendere un fuoco, farla scaldare, farla mangiare, ma prima e’ necessario che rinsavisca. E cosi’ con un po’ d’aceto sotto al naso, la ragazzina si riprende.


Allora ragazzina, hai fatto tutta questa strada da sola? Non posso credere che tu abbia avuto il coraggio di inoltrarti nel bosco ad un’ora cosi’ tarda!”. La ragazzina non risponde, completamente priva di forze.


Ora su, spogliati! Devi asciugarti, indossare degli abiti puliti, mangiare. Poi mi dirai tutto”.


La ragazzina scioglie I lacci del mantello, che pesante, scivola sul freddo pavimento di pietra. Un abito di canapa, corto sopra il ginocchio, mette in evidenza le sue forme: due seni, che seppur non tanto grandi, spiccano prorompenti sotto quella stoffa grezza, consumata dal tempo.


La madre badessa, nascosta dalla forte penombra della stanza, la guarda con occhi famelici. Non riesce a restare indifferente di fronte a quelle gambe tornite, a quei piccoli fianchi.

Velocemente accende il camino e la stanza inizia a scaldarsi. Prende del pane, dell’acqua che si trova in una minuscola credenza, vicino alla finestra, e si dirige verso la ragazza.


Allora, ragazzina! Ora puoi rifocillarti. Non e’ molto, dovrai accontentarti. D’altronde sei anche arrivata nel nostro periodo di astinenza. Mangia e poi dimmi tutto”.


La ragazzina afferra un tozzo di pane, divorandolo in pochi istanti. Beve. Ancora un tozzo di pane, quasi senza respirare. E’ stravolta, ma lentamente si riprende e le prime parole iniziano a sgorgare da quella tenera bocca.


Mi chiamo Zoe. Sono stata mandata qui dal mio patrigno, un uomo disgustoso, severo, irascibile. Non sopporta piu’ la mia presenza e mi ha costretta a raggiungere il convento per prendere I voti”.


La madre badessa e’ sempre piu’ curiosa. La osserva mentre mangia, ora con piu’ grazia, l’ultimo tozzo di pane. Quei seni sodi e pieni, che la tunica sfilacciata e consunta sembra voler rivelare senza pudore, risplendono in tutta la loro freschezza. Acerbi, ma rigogliosi, la madre sente un sussulto allo stomaco.


E dimmi cara, Zoe ...” la voce si fa piu’ dolce, sottile “ perche’ parli di quest’uomo usando un cosi’ duro linguaggio? Che cosa ti ha fatto? E perche’ non sopporta la tua presenza?”.


Oh madre superiora …. vede, quest’uomo orribile …. ahh ….. “. La ragazzina si ferma, sospira, con il volto nascosto dai lunghi capelli umidi. Non riesce ad andare oltre.


Racconta Zoe, non avere timore. Che cosa ti ha fatto?”.


Beh ….. cose indicibili, Madre! Cose indicibili!”.


Suor Clarissa non riesce piu’ a trattenersi. Quelle cosce esili e dorate, alla calda luce del fuoco, la fanno vibrare. Le brama!


Cosa intendi, cara, per cose indicibili?” e mentre cosi’ le chiede, la sua mano si posa silenziosamente sul ginocchio di Zoe, graffiato dai rovi. Lo accarezza, lentamente, sospirando senza farsi sentire.


Madre! Le dico solo che non ha avuto alcun rispetto per me, alcun riguardo. Mi trattava come un cane! Mi ha sottoposto a …...”


Cosa cara, a cosa ti ha sottoposto?”


Beh …. a delle torture!”. Zoe sente la rabbia sconquassarla tutta, mentre stringe I lembi del suo abito ormai lacero, trattenendo il respiro, strizzando gli occhi.


Torture???? quali torture, mia cara?”. Suor Clarissa non riesce a trattenersi oltre, quella mano si fa sempre piu’ audace, salendo lenta, massaggiando quella coscia calda e tenera.


Beh Madre, ho delle piccole ferite ….. un po’ ovunque. Segni che mi ha lasciato lui, il mostro!”.


Quali ferite, cara, dove?”. Suor Clarrissa e’ ormai in preda ad un fremito che non riesce piu’ a soffocare. Si sente avvampare, sudare, esplodere. Quell’eccitazione, il pensiero che la guida verso l’immaginazione del corpo nudo di Zoe, la pervade completamente.


Ecco, ho alcune ferite proprio qui”. Zoe si porta le dita sotto I seni.


Oh cara, mostramele!”. Suor Clarissa finge pieta’ e compassione, mentre dentro di se’ arde dal desiderio di possedere quella giovane donna.

Zoe scioglie il lungo laccio della tunica, scoprendo appena il ventre. I due seni irrompono all’improvviso, sodi, chiari, con due capezzoli appuntiti.

Ecco, Madre, proprio qui. Questi segni non andranno mai via!”.

Suor Clarissa si avvicina ai lembi della tunica, li scosta, fino a scoprirle anche le spalle. Le tocca il collo, poi scende verso I seni, caldi, pieni. Accarezza quelle ferite, palpandola, mentre Zoe piega la testa da un lato, sochiudendo gli occhi, sospirando. Quel tocco le piace, la rilassa, la eccita.


Oh, cara! Queste ferite sono terribili! Come te le ha provocate?”


Mi picchiava con la cinta di cuoio! Se la sfilava dai pantaloni e mi costringeva a prenderle. Prima vestita, poi nuda. Mi legava nella stalla!”


Uhhh, tutto questo e’ tremendo …. e poi?”. Suor Clarissa sente la fica bruciare. Il patrigno che la frusta, proprio come lei fa con le sue ancelle! Quei culi sodi e quelle tette! Le spoglia, le lega, le appende come salami e poi, posseduta dal vizio del piacere, le tortura, le umilia, le violenta!”.


E poi faceva anche di peggio ….. guardi qui Madre ...”.

Zoe tira completamente il laccio della tunica, scoprendo tutto il suo corpo. E’ bellissima, splendida. Le dita scivolano tra le sue cosce, che dischiude con qualche perplessita’, ma dopotutto si fida della suora badessa.


Ecco, mi frustava tutta, anche qui. Dovevo tenere le gambe aperte e poi mi infilava di tutto! Dai frustini dei cavalli, ai manici dei forconi da fieno!”.


Oh madre santa! E tu, Zoe? E tu?”. Suor Clarissa lascia I seni, torniti, per scivolare verso il ventre e poi, giu’, sulla fica, aperta, morbida, succosa.


Madre! Io piangevo, strillavo, mi dimenavo …. non potevo permettere che un orco cosi’ facesse di me una puttana!”. E mentre cosi parla, sente le dita della suora accarezzarle il clito, appena bagnato. Le sente entrarle leggermente dentro, poi uscire di nuovo. E’ umida, aperta. Quella cosa le da’ piacere, ma allo stesso tempo le ricorda le sevizie subite da quell’uomo violento.


Oh Zoe, sono cose terribbili. Quell’uomo senza morale ….” ma suor Clarissa non si risparmia alle sue ancelle, che usa come manichini del piacere. Anche lei utilizza ogni sorta di tortura per penetrarle, scoparle!


Oh no, Madre! Nessuna morale ….. Ahh …. ahhhh ….” Zoe inizia quasi a gemere, mentre chiude le gambe, stringendo la mano della madre badessa dentro di se. Quella mano che si fa spazio abilmente, che la massaggia su e giu’, che comincia a penetrarla.


D’improvviso suor Clarissa si ferma, estrae la mano dalle cosce frementi di Zoe e se la porta al petto, sul crocefisso di legno che tutti I giorni porta al collo.


Oh cara, questi sono I segni del maligno. Dobbiamo toglierli. E c’e’ solo un modo …. questo!”. La madre badessa si toglie il crocefisso e lo poggia sui seni bollenti della ragazza. Recita strani latinismi, premendolo su di lei, con forza, schiacciandole I capezzoli, torturandola. Zoe inarca la schiena, sente quel pezzo di legno provocarle piacere e dolore allo stempo tempo. Non puo’ fare a meno di aprire le gambe, di concedersi e suor Clarissa scende, spingendolo dentro di lei. Lo spinge con foga, eccitata, tutta vibrante. Affonda sempre di piu’, mentre la ragazzina geme, urla. Poi, mentre l’orgasmo sta per montarle, Zoe le blocca la mano! Tenta di scacciarla, di fermarla.


Basta, bastaaaa!!!”, ma la suora non si ferma. Continua, girando quel crocifisso nelle sue carni ardenti. L’odore dei suoi umori si espande nella stanza.

Sei una piccola puttana, che gode a farsi violentare! E bene! Sei capitata nel posto giusto! Nei sotterranei del convento ho catene e celle per tutte!”.


Zoe non crede alle sue orecchie. Quella tortura le ricorda cose orrende eppure la fa godere. Vuole liberarsi della madre badessa, ma al contempo la desidera. E’ una lotta impari tra repulsione e desiderio.

Suor Clarissa ormai e’ sopra di lei. Lascia il crocifisso e infila la sua mano in quella fonte inebriante di piacere, mentre le bacia la bocca, le morde le labbra, tra quei sospiri, quei gemiti, quelle urla spezzate da un pianto dirompente.

Ora Zoe si sente prendere allo stomaco. Un’esplosione cresce dentro di lei e si libera senza ostacoli. Trema, le tremano le gambe!

Suor Clarissa e’ sempre piu’ eccitata. La gira, esponendo quel culo sodo e roseo. La fa inginocchiare, con il busto sul letto.


E ora ferma! Fermati!!!”, le intima suor Clarissa. La costringe con le braccia sul letto, mentre la sculaccia. Le apre il buchino, segnato da quel patrigno severo.


Come ti piaceva farti inculare da lui, eh Zoe cara!!”. Non vedevi l’ora che ti aprisse il culo per fartelo”.


Noooo, madre badessa, noooooooooooooo!”. Zoe non riesce a fermare le lacrime, mentre urla, cercando di liberarsi. La suora pero’ e’ piu’ forte di lei e la obbliga in quella posizione, mentre con l’altra mano affonda di nuovo quel crodifisso di legno nel suo buco posteriore.


Tuuuu, puttanella da quattro soldi! Ti piace farti maltrattare come una cagna! Ti piace farti violare cosi’. Guarda come sei aperta! E intanto la suora le bacia quel culo segnato, ricoperto di piccoli lividi, di cinghiate, ma che trasuda piaccere da ogni poro.

La sente ansimare, mentre le tocca di nuovo la fica, aperta, bagnata come una fontana.


Ti voglio, piccola puttana, ti voglio!!!”. Suor Clarissa ora si spoglia, in fretta e furia. Non puo’ trattenersi oltre. Il suo corpo grasso e flaccido, ma non ancora avvizzito, si avventa su quello candido e fresco di Zoe. La stringe a se, la monta! Si fa penetrare a sua volta con il crocifisso.


La ragazza e’ ora travolta da un turbine di passione. La violenta, come la suora ha appena fatto con lei. Le infila quella croce di legno senza pieta’, costringendola anche a leccarla. La suora e’ divorata da tanta eccitazione e mentre succhia il crocifisso, come Zoe era costretta a fare al patrigno, si libera in un orgasmo fragoroso.


Lentamente le due si ricompongono. Suor Clarissa si riveste e cosi’ Zoe, che distrutta si adagia su quella vecchia brandina.


Bene cara Zoe, questo era solo il benvenuto! Dormi bene, ci vedremo domani mattina, quando ti sarai ripresa. Avrai molto da imparare, se vuoi prendere I voti!”. E con un ghigno melefico la suora si allontana, chiudendo la ragazza a chiave.


Zoe non puo’ di certo sapere cosa l’aspetta, ma il pensiero di quelle celle, di quelle catene che la madre badessa ha accennato, non la faranno dormire ….. per l’eccitazione.



Il giorno dopo la madre badessa torna dalla ragazzina.

“Buongiorno cara! Spero tu abbia dormito tranquilla. Ti ho portato la colazione. Quando avrai finito potrai raggiungermi nella mia stanza, l’ultima del corridoio”.

Cosi’ dicendo la suora lascia Zoe, ancora distesa sul letto, assorta in qualche oscuro pensiero. Ha in serbo per lei grandi cose, cose che ovviamente la ragazzina non puo’ nemmeno immaginare.


Zoe si alza, fa colazione, si riveste e raggiunge la madre badessa. Bussa alla porta. La suora le intima di entrare.

“Bene cara, sei stata veloce! Allora, oggi avrai la tua prima lezione”. Il tono di suor Clarissa, dolce e soave, improvvisamente diventa grave. “Forse non lo sai ancora, ma questo convento ha una lunga storia, che si perde nei secoli dei secoli”. Lo sguardo si fa piu’ profondo, con lunghe pause. “Qui la disciplina e’ uno dei pilastri a cui le novizie devono necessariamente adeguarsi”. “Severita’ e devozione”, urla, “questa e’ la strada da seguire per prendere I voti!”. Poi di nuovo calma: “Ora seguimi!”.


Le due percorrono il lungo corridoio e raggiungono la grande scalinata che si affaccia sul portone principale. E’ un’entrata maestosa, con grandi candelabri appesi al soffitto. Numerose fiaccole sporgono dai muri in pietra scura. Antichi quadri di vescovi, papi e sante rendono l’atmosfera ancora piu’ austera. Arrivate in fondo alla scalinata, la madre badessa si inoltra in un secondo corridoio che conduce ai sotterranei.

Zoe la segue, intimorita. Il passaggio che si apre davanti a loro e’ stretto e tortuoso, illuminato solo dalle fiaccole. Intorno, tante piccole celle, da cui si intravedono altre ragazze, alcune completamente nude, altre ricoperte di stracci.


La suora non proferisce parola, ma continua il percorso, lasciando l’eco dei suoi pesanti passi dietro di se. Nella mente di Zoe, tormentata, si affannano mille domande, poi d’improvviso la madre badessa si arresta davanti ad una cella, vuota.


“Allora cara, siamo arrivate. Questa qui e’ la tua cella!”, Il sorriso smagliante di suor Clarissa non rassicura neanche per un attimo il cuore gonfio di Zoe, che la guarda perplessa e contrariata. La pesante porta di ferro si spalanca. All’interno una brandina con una vecchia coperta, un piccolo armadio e un catino sono gli unici oggetti presenti nella stanza.


“Su entra! Ora dovrai toglierti questi quattro stracci che hai e indossare l’abito nell’armadio. Fai in fretta. Ti aspetto nel cortile interno, proprio in fondo al corridoio”. La suora chiude la porta e si allontana. Zoe, rimasta sola, scruta la cella. Poi … con l’angoscia nel petto, apre l’armadio. Una lunga tunica marrone scuro, aperta davanti, a mo di mantello, e’ appesa proprio di fronte a lei. Senza troppe domande, Zoe si spoglia e la indossa. E’ completamente nuda, ricoperta soltanto da questo ampio pezzo di stoffa ruvida. La cosa la spaventa, ma e’ sorpresa di sentire dentro di se una strana sensazione, come di strano, indefinibile fervore.


Cosi’ apre la porta e si dirige verso il cortile, un ampio spazio, con mura alte e possenti. Tutto intorno una fila di colonne a formare un porticato.

La suora e’ in piedi, con le mani giunte, in posizione di preghiera. I passi di Zoe la ridestano dal suo religioso silenzio.


“Eccomi madre!”.

“Bene cara, ora arriveranno anche le altre novizie. Questa e’ la tua prima lezione. Come noterai tra poco, dovrete costituire un cerchio e camminando, dovrete recitare il rosario. Iniziero’ io”.


Zoe si guarda intorno, non riesce a capire perche’ la madre badessa l’abbia fatta spogliare, indossando solo un lungo mantello, coprente fino ai piedi.


Le novizie arrivano, tutte vestite uguali, tutte come lei. Lentamente si dispongono a formare un cerchio e mentre suor Clarissa inizia a recitare la prima preghiera, eccole muoversi percorrendo il perimetro dell’intero cortile.

Zoe si unisce a loro, balbettando le stesse parole. Mani giunte, testa abbassata. Il sacro coro si leva verso l’alto.

All’improvviso Zoe nota che la madre badessa tiene in mano uno strano oggetto, un qualcosa di luccicante, lungo e nero. Sembra un frustino, uno di quelli che si usano per ammaestrare I cavalli. Uno di quelli che l’orrendo patrigno le faceva schioccare sulla pelle, fino a lacerarla.

Un frustino?! Uhh. E a cosa servira’ …. si chiede.

La presenza di quell’oggetto la distrae, perde il passo e suor Clarissa le si avvicina, con sguardo accigliato. Non perde il ritmo della preghiera, ma con grande slancio le scaglia contro quell’arma tagliente. Il frustino le arriva proprio sul petto, aprendole la tunica.

Il dolore e’ forte, inaspettato. Si sentono le risate nascoste di alcune novizie.

“Zitte voi!”, tuona la suora, “o ne prenderete di piu’!”.

La ragazza e’ esterrefatta. Cerca di mantenere il passo e ripetere con esattezza le stesse parole, ma ora le sembra impossibile. Il terrore e la vergogna la attanagliano. Prosegue il cammino, in cerchio, come una bestia ammaestrata, ma trema, pensando alla frustata. E di nuovo un passo falso, provocato sta volta da una piccola spinta della novizia dietro di lei. Suor Clarissa si avvicina di nuovo e un’altra frustata la colpisce sul sedere. Zoe si sente dolorante, ma quella strana sensazione di godimento torna a scuoterla dentro. Non capisce cosa le stia succedendo. Un fremito sottile, tra le gambe, la prende allo stomaco.

E’ incuriosita, assurdamente ingolosita da questa nuova esperienza. Sbaglia ancora ed ecco di nuovo suor Clarissa avvicinarsi con il nero frustino. Una terza scudisciata, ancora sul petto, le strappa una parte della tunica, scoprendole ancora di piu’ quei seni sodi e pieni. I capezzoli si irrigidiscono, il dolore e’ forte, eppure piacevole. No, non puo’ credere che questa tortura sia la causa del calore che sente diffondersi in tutto il suo corpo, una pazza frenesia. Quella che ha gia’ conosciuto nella stalla del suo vecchio e disgustoso aguzzino.


Si guarda attorno, con la coda dell’occhio, ed ecco che d’improvviso una delle novizie ha un colpo di tosse. Suor Clarissa non risparmia nemmeno lei. La calda frusta viene scagliata sul suo petto e poi su quello della novizia davanti, che non riesce a trattenere il ghigno.

I minuti trascorrono cosi’, interminabili, tra le scudisciate della madre badessa. Le tuniche lacerate ora lasciano intravedere I corpi nudi e imperlati di sudore delle novizie.

Zoe si sente improvvisamente attratta da quella visione. Scalse, le giovani suore, continuano il loro cammino in cerchio, cercando di coprirsi, di ripararsi dai colpi della suora, inutilmente.

Che caldo improvviso sente la piccola Zoe! Le ribolle il sangue, il desiderio di toccarsi ora diventa piu’ forte. E’ eccitata, ma al contempo se ne vergogna. Si sente bagnata, aperta … potrebbe infilarsi quello stesso frustino, cosi’ come le aveva insegnato quel porco depravato che doveva rispettare e temere come un padre.

No, non e’ possibile. Non le sembra vero.

E poi, questa nuova attrazione per le altre, per le novizie. Non e’ vero. E’ assurdo.

Zoe si sente confusa, ma non puo’ fare a meno di assecondare quella eccitazione.


D’improvviso suor Clarissa si ferma. Il rosario e’ terminato. “Che cosa succedera’ adesso?” si chiede Zoe.


“Ora tutte in riga! Seguitemi!”. La madre badessa batte le mani in segno di raccolta. Le giovani suore formano a comando una fila indiana. In silenzio la seguono, passano sotto il porticato fino a raggiungere un piccolo ingresso, oltrepassato il quale si apre una grande sala, buia, umida, piuttosto spoglia. Le suore, con passo meccanico, si posizionano tutte con il viso rivolto verso il muro. Zoe le osserva, compiendo I medesimi movimenti. Ancora non si e’ accorta che in realta’, tra quelle mura, ci sono delle sottili sbarre di ferro.


Suor Clarissa recita alcune frasi in latino, poi, rivolgendosi alle novizie: “Ora sorelle, come gia’ sapete, dopo il rosario e la penitenza, e’ il momento della concessione”. Concessione??? Zoe non ha la piu’ pallida idea di cosa la madre badessa stia dicendo. Cerca di guardarsi intorno per appigliarsi a qualche indizio, nonostante la flebile luce che entra appena da minuscole fessure nel muro.

“Per concessione – e lo diciamo per la nuova arrivata – intendiamo concedere al nostro prossimo, attraverso il nostro umile corpo, ………” e d’improvviso le piccole e sottili sbarre di ferro si spalancano. Zoe sente il cigolio, abbassa lo sguardo e, nonostante quella semioscurita’, nota delle grosse mani sporgersi per toccarla. D’istinto si ritrae, ma la suora prontamente la colpisce con la frusta. E’ obbligata a premere il suo corpo contro quelle avide braccia sconosciute.

Zoe sente delle mani callose palparle le tette, gonfie e rosse per le sferzate. Mani maschili, pelose, che le aprono la tunica e tentano di possederla. Non puo’ ribellarsi. La suora la spinge contro quella piccola apertura. Piu la spinge, piu’ quelle mani la divorano. Le prendono il bacino, il pube. Bocche e lingue sconosciute le ricoprono il corpo di saliva, di morsi, di baci feroci. Dita che la possiedono, che le aprono la fica, la allargano, la penetrano. Le strizzano I capezzoli violacei. La ragazza tenta di ribellarsi, mentre sente I lamenti, misti a gemiti, delle altre novizie.

Ma chi sono questi uomini? Chi sono questi porci?

Zoe non puo’ non pensare a quel patrigno orribile, che la vessava, la umiliava con tanto ardore, la possedeva come un animale! Sente quelle mani allungarsi sul suo culo, cercarle il buco, tastarla, premerla contro le loro affamate labbra. Non ne puo’ piu’, eppure l’eccitazione che era apparsa nel cortile, come un fulmine a ciel sereno, ora straripa. La invade e la frastorna. Non vede nulla, in quella oscurita’, in quel miscuglio di forti odori che le pervadono le narici.

Prova disgusto e rabbia, ma fatica a nascondere quella insana eccitazione. Sente risvegliarsi in lei quella indicibile depravazione che la faceva segretamente godere nella stalla, quel patrigno malvagio. Non riesce piu’ a soffocare l’orgasmo. Ma come si fa, davanti ad una suora, a lasciare che quell’infernale piacere sgorghi feroce dalle labbra gonfie della sua dolce fessura?! Una tale vergogna forse Zoe non l’ha mai provata. Deve trattenersi, mostrare sprezzo e sdegno per quella lussuria cieca, ma non ce la fa. Le torturano I capezzoli, con pizzichi, morsetti. Le succhiano quegli umori che colano bollenti tra le sue cosce forzatamente aperte. E’ un tripudio di sensazioni contrastanti, incontrollabili. Ed e’ proprio qui che Zoe ha il suo primo orgasmo da novizia.


Il cuore le batte a mille, le gambe non la reggono piu. La suora ora la lascia chinarsi sul pavimento. Zoe e’ esausta. Deve riprendere fiato.

Ma per lei … non e’ ancora finita.


I grugniti di quei porci, nascosti dall’oscurita’, echeggiano nella grande sala, riversandosi sulle novizie stravolte. Nessun rispetto per loro, solo umiliazioni. E’ cosi’ che prenderanno I voti, seguendo con devozione la rigida educazione stabilita dal convento.

Sporche e impregnate di quei selvaggi umori, le novizie si abbandonano sul pavimento gelido. I loro corpi ribollono, segnati e seviziati da quella lascivia sfrenata.


Suor Clarissa, beatasi di cotanta dissolutezza, eccitata nel vedere quei luridi animali scagliarsi contro le sue giovani ancelle, fa schioccare nuovamente quel frustino su di loro, obbligandole a rialzarsi. Ora si torna in cella, a pregare, ma per Zoe non e’ ancora il momento.


La madre badessa lascia andare le novizie e rivolgendosi a Zoe: “Bene cara, vedo che stai iniziando a capire in cosa consistono la disciplina e l’educazione di questo convento. Ora, pero’, e’ arrivato il momento di fare la conoscenza di padre Louis, il nostro supremo abate”.


Zoe rimane impietrita. Sgrana gli occhi in un’espressione di stupore mista a terrore. “Madre!!!”.

“Seguimi”, ribatte la suora, “devo condurti da lui, suoi ordini”.

La ragazza viene assalita di nuovo dalla vergogna. Quasi completamente nuda, con la tunica a brandelli, il corpo lacero per le ferite, spettinata. No, non se la sente di fare la consocenza dell’abate in queste condizioni.

Esitante, Zoe rallenta il passo, vorrebbe fuggire, nascondersi, ma suor Clarissa la afferra per un braccio e con quel falso sorriso smagliante la conduce dritta alla stanza di padre Louis. Bussa alla porta, l’abate prega di entrare.


“Padre, come da lei ordinatomi, le ho portato la nuova arrivata”. Padre Louis, con un largo sorriso, si avvicina a Zoe. E’ un uomo sulla cinquantina, brizzolato, dall’aspetto piuttosto affascinante. I suoi occhi scrutano senza pudore le carni spoglie della ragazza, che intimorita e avvolta dall’imbarazzo, tenta di coprirsi con cio’ che rimane della tunica.


“Ben arrivata cara”, inizia l’abate, “sono davvero contento di fare la tua conoscenza”.


Suor Clarissa sente il fuoco accendersi dentro di se. Quella ragazzina spaurita, tra le grinfie del prete, rappresenta una delle sue fantasie preferite. E’ la pecorella smarrita che viene circuita dal lupo travestito da agnello. E’ bagnata, lo sa bene. Il suo unico pensiero adesso e’ quello di rintanarsi nella sua stanza e dare sfogo a quelle depravazioni indicibili. Se potesse assistere! Ahhh. Se solo potesse assistere a quell’incontro tra Zoe e Padre Louis!


“Bene Padre, se non c’e’ altro, io andrei”, conclude la suora.

“Certo Suor Clarissa, andate pure”.

La suora si congeda e I due restano soli, uno davanti all’altra.


Il prete le si avvicina, scosta quel lungo mantello di canapa scura ormai dilaniato e osserva il suo corpo nudo, ricoperto di segni. Le tocca I fianchi, il pube. La ragazza si ritrae. Tutto le ricorda quell’orco che aveva in casa fino a pochi giorni fa. Le si accappona la pelle, ma non riesce a distinguere se si tratti di piacere o di ribrezzo.

Eh si, tutto esattamente come all’inizio di quella relazione sbilanciata con quell’essere ignobile. Lei sottomessa, maltrattata, umiliata, ma anche lei che godeva, che si scopriva eccitata al suo tocco, bagnata, che segretamente lo temeva e allo stesso tempo desiderava.


“Ora che siamo soli, possiamo dirci tutto. Non avere timore. So della tua storia, suor Clarissa mi ha raccontato ogni cosa”. E mentre cosi’ parla, l’abate le tocca il seno, caldo, le sfiora I capezzoli, la palpa piano, poi con piu’ forza, fino quasi a farle male. Zoe sussulta! Quel timore reverenziale che aveva per il patrigno viene ora a riflettersi sull’abate.


Quelle mani le ricordano quelle del suo aguzzino, uomo duro, falciatore, instancabile contadino. Certo, Padre Luois ha la pelle liscia, mentre l’altro aveva I calli, le unghie nere, con I polpastretti ingialliti dal fumo. E quell’odore di tabacco, forte, quella puzza di alcol, quei baffi lunghi, grigi, che sfregava contro la sua tenera pesca dischiusa. Quante scene le tornano alla mente, in una frazione di secondo!


Il prete ora le toglie il mantello, la palpeggia. Quel culo sodo, vellutato, e’ per lui un ghiotto invito a certi atti peccaminosi che conosce fin troppo bene. L’accarezza, la osserva, la sculaccia. Non riesce a staccarle le mani di dosso, mentre Zoe rimane immobile, con il pianto soffocato.

Con un dito si fa strada nella sua piccola fessurina, roteando il polpastrello, immergendo la prima falange, ma la ragazza e’ stretta. Questa sua resistenza lo eccita a dismisura. Freme sotto il pesante saio, cosi’ lo estrae e lo appoggia tra le sue natiche. Sente il calore dei loro corpi e quel desiderio irrefrenabile di possederla! Ma non e’ ancora il momento.

Poi si ricompone e intima alla ragazza di mettersi a quattro zampe.

Zoe non crede alle sue orecchie, si sente frastornata da una simile richiesta, ma padre Louis insiste.

“Ora ti portero’ il vangelo. Sai, cara Zoe, per prendere I voti bisogna studiare, bisogna fare penitenza e tu questo sei chiamata a fare, penitenza”.


La ragazza lentamente si inginocchia, portando I palmi a terra. Padre Louis si inginocchia dietro di lei, sistemandola nella posizione a lui piu’ congeniale: schiena bassa e culo alto. Le allarga leggermente le gambe, le tasta entrambi I buchi, infilandoci naso e lingua. Adora annusare le novizie, sentire quegli odori penetranti, acri, leccarle, bagnarle con la propria saliva. Zoe, ora cosi’ esposta davanti ai suoi occhi, si sente invadere dal piu’ grande imbarazzo.


Padre Louis afferra uno dei vangeli e lo getta a terra, proprio davanti a lei. Apre una pagina a caso.

“Ed ora leggi!”.

La ragazza inizia a leggere, con voce bassa e tremante, mentre il prete le squadra il culo ben in mostra. Lo palpa, lo apre e la ragazza non puo’ fare a meno di sussultare.


“Che ti succede Zoe? Hai una lettura incerta. Non ti distrarre. Ricorda, massima concentrazione quando ascolti la parola del Signore”.

“Si padre!”. Zoe continua a leggere, palmi e ginocchia su quel duro pavimento di pietra. Sente le mani del prete tastarle di nuovo il sedere, aprirlo, quelle lunghe dita sono dentro di lei. Chiude gli occhi, trattiene le lacrime, sospira. Poi, tenta di di schivarlo muovendo il bacino.


“Allora Zoe, cosa ti succede oggi? Sei distratta. Non riesci a terminare nemmeno una frase”. Zoe inizia a piangere, ssilenziosamente. Deve rimanere ferma e sottostare a quel lurido prete che la sta per violare. Ora le dita dell’uomo scivolano verso la sua fica, umida, leggermenta dischiusa. Nonostante la vergogna e il disgusto di essere costretta ad offire la propria carne a quel sedicente servo di Dio, il suo corpo prova delle strane vibrazioni di piacere.


Padre Louis le divarica la fica, con uno strano strumento di metallo. Zoe non puo’ vedere, sente solo delle tenaglie che la aprono, la penetrano, la scrutano.

“oh nooo, noooo… cosa mi vuole fare?”.

“Zoe! Ho detto ferma! Continua a leggere, per favore.”

Il prete ora le riempie la fica con un grosso oggetto fallico che la ragazza non puo’ vedere. Lo spinge e lo estrae, lentamente.

Zoe si sente svenire. Una strana sensazione di dolore, mista a piacere, la scuote tutta. Il prete continua. L’oggetto entra ed esce, mentre le riversa della saliva per lubrificarla, avanti e dietro.

“Ahhhh, bastaaaa!! bastaaaa!!”, ma l’abate non si ferma. La sculaccia. La rimprovera aspramente. “Sei una cagna veramente disubbidiente! Devi stare ferma! Continua a leggere!”


Zoe continua la lettura, spezzata, singhiozzante, ma quell’orribile gioco del suo prete aguzzino le scatena dentro un fuoco indomabile. Si sente prendere, ed inizia ad ansimare. Le piace, la eccita adesso, ma deve assolutamente trattenersi.


“Zoe!”, tuona il prete, “ti e’ severamente vietato abbandonarti al piacere durante lo studio, durante la lettura dei testi sacri. Devi trattenerti da ogni orgasmo! Pena la tortura!”.


“Ahhh, noooo. La tortura noooo, la prego padre!!!!!”


“Allora leggi! E concentrati!”

Zoe cerca con tutte le sue forze di concentrarsi nella lettura, ma la sua fica sta per cedere. E’ gonfia, pulsante. Sente gli orgasmi avvicinarsi, crescere segretamente come onde oceaniche e poi frantumarsi alle dure parole del prete!


All’improvviso l’abate estrae l’oggetto. Zoe si sente liberata, ma per pochi secondi. Padre Louis ha gia’ pronto un nuovo strumento di tortura per la giovane ancella, un crocifisso di metallo, con cui si appresta a stuzzicarle quel grazioso e stretto buchino. Le apre di nuovo le natiche, altra saliva scivola calda e vischiosa. Bagna il crocefisso e lentamente si apre un varco, spingendolo all’interno. Piu’ spinge e piu’ Zoe sussulta. La ragazza sente quel freddo pezzo di ferro scavarla dentro. E come il suo patrigno soleva sodomizzarla con attrezzi della stalla, cosi’ ora l’abate la viola con I suoi strumenti sacri. Uno strano odore si diffonde nella stanza. Le gira la testa, si sente cedere, ma sa che deve mantenere la posizione da cagna che il prete le ha imposto. Prosegue nella lettura, inframezzata da singhiozzi e gemiti strozzati.

Padre Louis la sculaccia di nuovo, spingendo ancora piu’ forte. Sputa di nuovo, aumentando la lubrificazione, assaporando quegli odori e quel sapore ferino.

“Sei una cagna! Continua a leggere!”.

Cosi’ dicendo il prete avvicina la bocca alle sue grandi labbra bagnate, le morde, le lecca. Le succhia il clitoride, la scava. Le mangia la fica!


Zoe continua a piangere, urlando, leggendo senza capire piu’ nulla. Ha di nuovo una forte scossa al ventre. Sente che non puo’ fermarla questa volta, ma il prete di nuovo la sculaccia. Preme quel crocifisso dentro di lei e al contempo le divora la fica con quella ruvida lingua!


“Bastaaaa, bastaaaaa!!! ahhhh ah ahah!”, la ragazza di dispera. Vorrebbe liberarsi da quella tortura infame eppure il suo corpo e’ scosso da una profonda eccitazione.

Ora il prete estrae l’oggetto sacro e lo porta alla bocca della ragazza. Lo infila tra le sue labbra senza alcuna delicatezza.


“Senti piccola Zoe, come sei bagnata!”. Zoe assapora I suoi umori. E’ costretta a leccare, succhiare.

“Brava cagna, brava! Ahahahahahah, mi piace guardarti cosi’, come un cane sottomesso al proprio padrone”. La ragazza e’ stanca, avverte la pressione alla schiena, alle braccia, vorrebbe alzarsi, ma il prete la sculaccia ancora. Poi, le estrae il crocifisso. Ora e’ l’abate ad infilarselo in bocca, leccandolo come aveva fatto lei, costretta. Assapora anche lui quegli umori caldi, vischiosi. Poi, inginocchiatosi davanti a lei e allontanato l’oggetto, la bacia, avvinghiando la propria lingua a quella di Zoe.


La ragazza e’ disgustata, ma non reagisce. Sa che non puo’ sottrarsi. Deve cedere a quelle orribili richieste, pena la tortura. E se per lei e’ gia’ questa una tortura, chissa’ cosa le succederebbe se osasse ribellarsi.


No, non riesce nemmeno a pensare. L’abate d’improvviso si stacca e torna a posizionarsi dietro di lei. Ha gia’ pronta la sua cappella tra le mani, grossa, violacea. In un attimo sfonda quel sottile ingresso roseo e profumato. Gli odori forti dei loro corpi si diffondono nella stanza.

Il prete spinge, prima lentamente, poi aumentando il ritmo.

Zoe si sente sfondare, usare. Ancora quei flash back, dell’orco contadino dai denti gialli. La riempiva del suo enorme attrezzo e cosi’ ora l’abate, senza alcuno scrupolo.

La ragazza e’ esausta, ma nonostante il dolore, sente l’orgasmo montarla ancora una volta. Non riesce piu’ a reprimersi ed eccolo divampare come un incendio! Esplode dentro di lei, facendole tremare le gambe. Anche l’abate arriva, sborrando sul suo culo, su quella figa spalancata e infine sul vangelo.


“Ora ripulisci tutto! Non deve rimanere alcuna traccia!”, ordina l’abate. Zoe finalmente puo’ alzarsi. E’ distrutta, ora vuole solo ripulirsi da quello schifo. Raccoglie il vangelo, lo pulisce con la tunica, poi la indossa, ma mentre sta per andarsene l’abate la ferma.


“Dove vai, Zoe?”. La ragazza si volta, lo guarda esitante. “Non ti ho detto di andartene. Ti ho detto di ripulire tutto!”. Zoe abbassa la testa, e’ confusa. Cos’altro l’aspetta?

“Non ti avevo forse detto di trattenere l’orgasmo?”.

“Si Padre!”. La ragazza non tenta neppure di difendersi, anche se vorrebbe gridare che e’ innocente, che non e’ assolutamente contravvenuta ai suoi ordini, ma in cuor suo sa bene che non e’ cosi’. Nascondere il suo orgasmo a quel porco navigato? Impossibile.

Abbassa gli occhi, Zoe. Di nuovo quel senso di vergonga.


“Bene, vedo che hai afferrato!

Ora vai nella tua cella, lavati e riposa. Verro’ a prevelarti piu’ tardi per la punizione che ti spetta. Le novizie viziose come te, che non riescono a trattenere gli orgasmi, lussuriose, incapaci di sottostare alle regole del convento, vanno necessariamente punite!”.


“Si Padre!”.

Zoe sente la paura nel petto. Trema nell’aprire quella pesante porta di legno. Ora meglio non pensare a cosa l’aspetta, meglio lavarsi in fretta e poi riposare, ma ……. ma ….. ma se il primo giorno e’ stato cosi’ intenso …. cosa succedera’ piu’ tardi, cosa succedera’ domani e nelle settimane a venire?




   



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