PAIN AND PLEASURE - QUELLA SOTTILE LINEA DI CONFINE




Poche sere fa ero al telefono con una mia cara amica. 
Parlavamo di amore e sesso, come spesso un po' tutte le donne fanno, finche' non siamo approdate, casualmente, al tema "sesso con dolore". E' un'espressione che ha usato lei, quindi la riporto tra le virgolette. Si chiedeva come sia possibile trarre piacere da schiaffi o frustate o da tutto cio' che provoca dolore. In effetti era una domanda che mi ero posta anch'io tanto tempo fa. Oddio, proprio tanto tempo fa non direi. 

Cosi' ho cominciato a spiulciare un po' in giro perche', a parte tutte gli articoli sulla neurochimica, su come funziona il nostro cervello quando proviamo piacere da cio' che normalmente provoca dolore, volevo trovare qualcosa che trattasse l'aspetto psicologico, la personalita' del masochista. 

Gira che ti rigira ho scoperto che un certo Dottor Moser, in America, ha svolto una ricerca sul sadomasochismo per comprendere la motivazione che sta dietro, per capire come mai alcune persone chiedono di essere legate, frustate, fustigate. 

E cosi' ha incontrato James, un uomo che, quando da bambino giocava a fare la guerra, sperava sempre di essere catturato. Oggi James viene definito dal dottor Moser Personalita' di tipo A (pare ne esistano 4), diligente, intelligente, esigente. 

Nella vita di tutti i giorni James appare un uomo forte, in pieno controllo di se', ma quando veste i panni dello slave, si trasforma. Sguardo perso nel vuoto, uno stato di pace prende possesso del suo corpo, come se si fosse iniettato dell'eroina. Con la comparsa del dolore o con l'uso delle manette, James si irrigidisce leggermente, poi precipita in uno stato di calma ancora piu' profonda, pronto ad ubbidire alla sua mistress. Cosi' racconta nell'intervista: "Alcune persone devono essere legate per sentirsi libere".

La relazione di potere, che e' alquanto sbilanciata, si stabilisce attraverso il role play, attraverso l'inflizione del dolore, pero' la componente essenziale del sadomasochismo non e' il dolore o il bondage di per se', ma piuttosto la consapevolezza che una persona abbia il controllo totale sull'altra, decidendo cosa questa puo' udire, fare, assaggiare, toccare, annusare e percepire

Sottolineo questa frase perche' trovo che spieghi perfettamente il punto nodale del concetto. James, cosi' come ogni slave, cerca la sottomissione, l'umiliazione e tutto cio' che ne deriva. 

Per oltre un secolo chi provava piacere nelle pratiche del bondage veniva considerato mentalmente instabile. Oggi invece tali fantasie sono meno stigatizzate, anzi, vengono addirittura considerate salutari, in quanto gli esperti cominciano a riconoscere il loro potenziale valore psicologico. Il sadomaso stimolerebbe un'energia sessuale che il sesso tradizionale non da. 

Non e' tanto il rapporto sessuale di per se', a dare piacere, quanto il prendere possesso del proprio ruolo e interagire con l'altro in uno scambio di emozioni che partono prima dalla testa e poi dal corpo. 

"con il bdsm posso esplorare aspetti di me che altrimenti resterebbero nascosti. Quindi, anche se sono all'interno di un ruolo, di una scena, mi sento molto piu' connesso con me stesso". 

Gli psicologi si affollano numerosi, da sempre, intorno ai vari significati e aspetti del sadomasochismo. La dottoressa Reynolds per esempio, ha una sua teoria che spiega perche' alcune persone desiderano vestire i panni della mistress o di una schiava leccapiedi. E qui possiamo utilizzare il termine letteralmente direi. 

Lei ritiene che: se ad una bambina e' stato insegnato/trasmesso un senso di vergogna o di profondo pudore per il proprio corpo e i propri desideri, con il tempo potrebbe imparare a disconnettersi da tali sentimenti. 

Il sadomasochismo puo' quindi essere interpretato come una sorta di ponte: lei ammanettata al letto o legata con delle corde alla testiera, e' ora obbligata a consumare un rapporto sessuale. Le corde, l'impossibilita' di liberarsi, il dolore, le parole del padrone che le dicono che e' una schiava meravigliosa, tutto questo permette al suo corpo di ricollegarsi completamente con i propri desideri, con la propria sessualita', in un modo che attraverso il sesso tradizionale non e' stato possibile sperimentare. 





Ora e' sottomessa, obbligata, e' l'altro a prendersi "la responsabilita'" di agire qualcosa che lei stessa ha timore di compiere, vivere la propria nudita', spogliarsi, mostrarsi, donarsi. 

C'e' poi la storia di Marina, una bambina a cui i genitori hanno sempre chiesto di eccellere, in tutto, a scuola e nello sport. Cosi' lei ha imparato a concentrarsi sui risultati, prendendo le distanze da emozioni e desideri. E' lei stessa a dire "ho imparato molto presto che i desideri sono pericolosi". 

Se non si puo' desiderare, se non si puo' esprimere cio' che si ha dentro ... si vive in una sorta di gabbia, si muore. 

Madre depressa, padre ossessionato dal cibo, le controlla la dieta in maniera compulsiva. Quando la ragazza inizia ad avere le sue prime fantasie, i suoi primi desideri sessuali, di istinto ne prende le ditanze, considerandoli pericolosi e spaventosi. Con il tempo la ragazza diventa anoressica. "Quando diventi anoressica non provi desiderio, tutto cio' che il tuo corpo sperimenta e' il panico". 

Poi una sera, come un fulmine a ciel sereno, chiede al suo compagno di metterle le mani intorno al collo e di strangolarla. La cosa sorprende addirittura se stessa. Dando a lui la posibilita' di esercitare un pieno controllo su di lei, la fa diventare completamente "sessuata", ovvero Marina comincia a gestire la propria sessualita'. La ragazza non ha piu' alcuna esitazione e non ha la necessita' di disconnettersi dal proprio desiderio sessuale come era solita fare. 

Il punto e' che, in questo modo, le esperienze sessuali vengo vissute solo attraverso il corpo, quasi meccanicamente, senza alcuna connessione con la propria mente, con il desiderio, la fantasia. E' una sessualita' che definirei a meta'. 

In realta' poi la nostra Marina non ha trovato in quel compagno di allora un master che la aiutasse a superare i propri limiti, ma l'attuale lo e' e questo la rende piu' consapevole e libera. 

Baumesteir invece, professore d psicologia in America (e dove altro se no?) con la teoria della fuga, sostiene che il sadomasochismo sia un insieme di techiche che aiutano la persona a perdere temporaneamente la propra identita'. Lo stress della quotidianita', le aspettative che la societa' riversa su di noi, fa si che le persone tendano a scappare per rifugiarsi in un'altra identita'. 

E poi arriva Lily Fine, una dominatrix che tiene workshop di sadomaso in Nord America, che lega l'uomo d'affari, dopo essere stata da lui supplicata di sculacciarlo prima di colazione. 

Prima di colpirlo, pero', la bella mistress ripete alcune parole, crea l'atmosfera, gli prende la mente. "Niente conta ora, a parte te, me e la mia voce". E lo ripete lentamente, come un mantra.


Tutta l'ansia che il businessman ha dentro di se', a causa di pignoramenti, scadenze, tasse da pagare ecc, svanisce. Succede ogni volta che lo colpisce. Lily lo dice proprio, ma ogni mistress e ogni master lo sa "il mio scopo e' di manipolare la sua mente. E' il cervello la piu' grande zona erogena che abbiamo!".


Continuiamo? il discorso si allunga. Chi di voi comincia a trovarlo noioso puo' anche uscire, la porta e' aperta, ma tanto ho quasi finito. A chi resta invece ... masochisticamente .... tanto per restare in tema .... ahah .... colgo l'occasione per citare le teoria di Irvin Goffman. E voi mi chiederete "ma chi e' questo?". E' un tizio, un canadese sta volta, che ha inventato la teoria del "l'analisi della cornice". 

Cioe'? Cioe' il bdsm ha delle regole complesse, ha rituali, ruoli e dinamiche che creano un "frame", ovvero una cornice intorno all'esperienza. Una volta dentro la cornice, le persone sono libere di agire e di sentirsi nei modi in cui altrimenti non potrebbero. 

Ma adesso direi basta teorie. Tanto abbiamo capito che gli ingredienti di un buon bdsm sono gli stessi che in una relazione tradizionale. Lo scopo e' lo stesso, quel bisogno di collegare il corpo con il proprio se', le proprie emozioni e fantasie. E' tutto esperito un po' diversamente. Un po'...

Ecco perche' il motto e' Safe, Sane and Consensual. 
Perche' e' un gioco, ma con regole precise.
E il dolore?
Il dolore e' una delle componenti.

E a voi quanto piace il dolore?
siete piu' masochisti o piu' sadici?
Scopritelo con un test

BDSM TEST



Aggiungo una nota

Mi piacerebbe poter leggere i vostri commenti a riguardo, ma soprattutto le vostre esperienze di bdsm dal punto di vista emotivo. Quali sensazioni provate o avete provato, il vostro stato mentale e fisico. Che cosa rappresenta per voi il dolore .... 





Nessun commento: